Archive for the 'Politica' Category

Pensiero stupendo

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La situazione della politica e della società italiana è talmente disastrata – non c’è bisogno di portare esempi, no? – che in uno di quei momenti in cui uno pensa “qui bisogna fare qualcosa” mi è venuto in mente che potrei iscrivermi al PD. Alcuni amici, l’altra sera, ci hanno riso sopra  e, come dire, me l’hanno sconsigliato: una dalla ferma posizione che a votare non ci va più, manco se la pagano; un altro dicendo che ormai tutto sta andando irrimediabilmente verso lo sfacelo ed è meglio dedicarsi ad altro, ad esempio a giocare a scacchi. Mah, adesso ci rifletto su. Qualcuno ha qualche suggerimento da dare in proposito?

P.S. La foto l’ho scattata un paio di settimane fa a L’Aquila. Emblema di un partito terremotato?

Controtendenza

Sono tempi in cui sembra che si pensi solo a dividersi, i più forti dai più deboli, i nord dai sud, la contrada A dalla contrada B, i bianchi dai neri. Tempi in cui si sono creati e si vuole continuare a creare partiti per difendere interessi localistici infischiandosene dell’ormai obsoleto interesse generale. Tempi in cui lo sforzo di creare istanze sovranazionali in difesa dei diritti e della pace sono messi continuamente in discussione da protagonismi belligeranti. Tempi di muri e di respingimenti, di federalismi egoisti e beghe di basso profilo. E di questi tempi arriva un segnale in controtendenza dalla penisola iberica. Secondo un’inchiesta del Centro di Analisi Sociali dell’Università di Salamanca, il 40% dei portoghesi e il 30% degli spagnoli appoggerebbe la creazione di un’unione politica tra i due paesi. Tra i sostenitori dell’unione iberica c’è anche il premio Nobel José Saramago. E’ un piccolo segnale, che fa sopportare meglio anche il caldo di fine luglio.

Aboliamo il G8

Oggi mi va di fare il disfattista-qualunquista-catastrofista. Ma qualcuno mi sa spiegare esattamente a cosa serve il G8? Si riuniscono 8 “grandi” che rappresentano sempre meno: ormai solo un decimo della popolazione e il 43% dell’economia mondiale. Ma che fanno in questi mega vertici? Ricordate qualche decisione fondamentale per il destino del pianeta  (che magari non sia stata disattesa) presa in uno degli ultimi G8? Io, che sarò certamente un osservatore disattento, ricordo solamente le litanie di buone intenzioni di voler aiutare l’Africa, di voler agganciarla al treno della globalizzazione (ma siamo sicuri che gli africani vogliono agganciarsi a questo treno?), di stabilire mete per aumentare gli aiuti in percentuale del Pil da raggiungere entro tot anni. Dopo qualche anno è facile trovare degli alibi per dire che purtroppo la crisi, la congiuntura, i terremoti, le alluvioni etc. non hanno permesso di rispettare gli impegni presi. Ma niente paura, questi impegni li riprendiamo, lo 0,7 del Pil entro il 2015, gli africani possono dormire sonni tranquilli. E intanto quest’anno l’Italia per organizzare il G8 aquilano spenderà 400 milioni di euro, più dell’intero bilancio stanziato nel 2009 per la lotta contro la povertà, ridotto dal governo a 321,8 miseri milioni. Tutto per un comunicato finale, tante promesse e una foto ricordo. E allora aboliamolo questo G8. O almeno giriamogli le spalle.

C’è di peggio

L’altra sera, davanti a un ottimo Spritz e a un Negroni, Pina mi chiedeva se, invece dei sette voti della Lega alle europee, non mi sembrassero più gravi e degni di essere commentati gli oltre duemila volti che l’UDC ha preso in paese, superando il 40 per cento dei voti. Non ci sono dubbi, l’UDC in Sicilia ha raccolto l’eredità più brutta del sistema di potere democristiano, fatto di clientelismi, spartizioni di potere, maggiorenti, galoppini e capibastone. Casini può darsi da fare quanto vuole per presentarsi in televisione come la quintessenza del moderatismo ma fino a quando si terrà stretta gente come questa, la sua credibilità politica da queste parti sarà prossima allo zero.

Sette voti

Io ho votato in un piccolo paese del sud profondo. Un paesino come ce ne sono tanti in Sicilia, circondato dagli aranceti, adagiato su di una collina da cui in lontananza si vede il mare. Un paesino che guarda l’Etna da sud.  Da quando ho memoria, i paesani hanno sempre votato democristiano, qualche volta hanno votato per il PCI, adesso votano in massa per l’UDC. Un paesino del meridione, normale, come ce ne sono tanti. Ma domenica, dalle urne europee, su poco più di cinquemila votanti sono venuti fuori sette voti per la Lega Nord. Sette voti. Dal profondo sud, sette voti per l’indipendenza della padania, per difendere gli interessi dei produttori di latte, per protestare contro l’africanizzazione delle belle città del nord, perché ognuno si tenga le proprie tasse, per protestare contro Garibaldi e i suoi mille. Fatto salvo qualche vecchietto che ha creduto di riconoscere nel simbolo del partito di Bossi un pupo siciliano, dico io, ma chi sono questi?

John McBeep

I vicini del piano di sopra, anche se a volte fanno un po’ di confusione, ci guardano con interesse. Vi avviso, allontanate i bambini dal computer, il video è forte, pieno di beep.

Por una cabeza

Alla fine la presidenta Cristina non ce l’ha fatta. Stanotte il Senato argentino ha bocciato l’aumento delle imposte sulle esportazioni dei prodotti agricoli. Per un solo voto, una cabeza, come dice il famoso tango. Per ironia della sorte, la cabeza decisiva è stata quella del vice di Cristina, Julio Cobos. E’ una sconfitta dura per Cristina, che negli ultimi quattro mesi ha puntato tutto il suo prestigio su questo progetto e adesso si ritrova a mettere insieme i cocci del suo governo. Ma, come nelle migliori tradizioni telenovelesche, forse non è finita qui.

Contiamoci!

Oggi la città di Buenos Aires ha vissuto una giornata particolare. Ci sono state due grandi manifestazioni politiche, convocate in contemporanea. Una davanti al Congresso per appoggiare la politica governativa di aumento della tassazione dell’esportazione dei prodotti agricoli; l’altra in mezzo al parco di Palermo convocata dalle organizzazioni dei proprietari e dei lavoratori agricoli. L’obiettivo era lo stesso, mostrare i muscoli e far pressione su quel pugno di senatori ancora indecisi che domani potrebbero essere decisivi durante la votazione per far pendere la bilancia dall’una o dall’altra parte. Stando ai giornali alla manifestazione del settore rurale c’erano quasi 250 mila persone; nell’altra, dove ha parlato l’ex presidente Néstor Kirchner, sembra meno della metà. Domani è previsto il voto del Senato. Vedremo se metterà un punto finale a questo braccio di ferro che va avanti da marzo.

Ogni dieci anni

Non se ne esce. Il conflitto tra il governo argentino e il settore rurale dura ormai da oltre tre mesi e in questi ultimi giorni ha ripreso vigore. Ormai si tratta di un vero e proprio braccio di ferro, una miscela potenzialmente esplosiva fatta di blocchi stradali, dichiarazioni a muso duro, minacce, accuse di golpismo, appelli alla mobilitazione popolare, difficoltà nell’approvvigionamento di beni di prima necessità e carburanti, aumento dei prezzi. Stasera sono tornati i cacerolazos per le strade di Buenos Aires. Le parti in conflitto non si parlano, si guardano in cagnesco, i richiami al dialogo che provengono da più parti cadono nel vuoto. Il governo di Cristina Fernández è sempre più isolato, come ben analizza Fritzmayer. E questo scontro si inquadra in una situazione di crisi più ampia. Scrive Paolo Manzo che “nelle ultime settimane i piccoli risparmiatori hanno ritirato dalle banche l’equivalente di circa 2 miliardi di dollari” e l’inflazione reale, checché ne dica l’istituto ufficiale di statistica, viaggia attorno al 30% annuale. Lo spettro della crisi ciclica, quella che tutti gli argentini si aspettano rassegnati ogni dieci anni, si fa sempre più reale.

 

Crollano i miti?

Al mio post precedente, Giuliano ha lasciato un commento dicendo che dalla Spagna potrebbe ritornare in Italia con tutta la famiglia a causa della seria crisi economica in cui sta sprofondando il paese iberico. L’altro giorno, chiacchierando con un amico commercialista qui di Buenos Aires anche lui – coincidenza! – si è messo a parlare della crisi economica spagnola che ha cominciato a manifestarsi, a suo dire, soprattutto nel campo del mercato immobiliare. A me, a dire la verità, questi discorsi m’hanno preso di sorpresa. Io ero rimasto al miracolo di Zapatero, alla Spagna vista con invidia da noi italiani e al (presunto?) sorpasso economico sull’Italia. In tempi in cui molti italiani, almeno a parole, sono alla ricerca di lidi più ameni, sarebbe bene avere qualche informazione più certa. Qualcuno ne sa qualcosa?


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