Archive for the 'Viaggi' Category

Un gioco da ragazzi

 E’ facile fare delle belle foto nella campagna toscana, anche una mezza schiappa può riuscirci.

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Salta e Jujuy 2

Secondo round di foto (prometto che è l’ultimo) del viaggio a Salta e Jujuy. Facce, cose buone da mangiare e da bere e qualche curiosità.

Il brano musicale è Si tú me olvidas, dal cd Altiplano – Jaime Torres, Minino Garay, Magic Malik.

Il treno delle nuvole

La settimana scorsa ha ricominciato a funzionare il famoso Tren a las nubes. Si tratta di un treno turistico che parte dalla città di Salta (1200 metri slm) e attraverso ponti, viadotti, tunnel e zig zag si inerpica su su per le montagne per 230 chilometri fino ad arrivare a 4200 metri di altitudine. Quando a fine luglio sono passato da quelle parti ho fatto un escursione in macchina lungo la strada che in buona parte segue il percorso del treno. Dopo aver lasciato Salta si attraversa la Quebrada del Toro e si sale verso la Puna fino ad arrivare al minuscolo villaggio di Santa Rosa de Tastil in cui si trovano i resti di un insediamento preincaico.

Poi si continua a salire, l’aria comincia a rarefarsi, masticare qualche foglia di coca può aiutare a far fronte alla sensazione di mancanza di ossigeno. Ai bordi della strada l’acqua dei ruscelli si è ghiacciata durante la notte formando delle curiose sculture che brillano al sole.   

 

Dopo aver incrociato qualche pastore con il suo gregge di pecore e lama, si arriva alla cittadina di San Antonio de los Cobres e poco oltre c’è lo spettacolare Viaducto de la Polvorilla, punto clou del percorso del treno.

Era dal 2005 che il treno era bloccato, dopo che un incidente aveva costretto le autorità a sospendere la concessione e indire una nuova licitazione. La guida che ci accompagnava, Jesus, ci ha raccontato di quel giorno del 2005 in cui il treno rimase bloccato con 500 passeggeri a 4000 metri in un luogo praticamente inaccessibile.

Non c’erano piani di evacuazione adeguati per eventualità del genere e bisognò attendere l’intervento dell’esercito per portare in salvo tutti i passeggeri che dopo quasi 12 ore erano in preda al panico, alla fame e al freddo. Adesso il treno è dotato di sistemi moderni di sicurezza e sono stati presi degli accorgimenti per evitare incidenti come quello. Per i non residenti in Argentina il prezzo del biglietto è 140 dollari.

 

Aggiornamento 16/8: un trafiletto sul Clarín di oggi diceva che il treno aveva avuto problemi ai freni ed era dovuto rientrare in stazione a Salta subito dopo la partenza. No comment.

Salta e Jujuy

Sono tornato dalle mini vacanze nel nord ovest dell’Argentina. A grande richiesta ecco a voi una selezione di foto dei paesaggi e posti che ho visitato (se vi piacciono non è detto che non ci sia un seguito).




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Isole, che passione!

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Per chi, come il sottoscritto, fosse affascinato dalle isole, segnalo questa classifica stilata dalla rivista National Geographic Traveler. Sono 111 isole e arcipelaghi valutati in base a criteri come la qualità dell’ambiente, le condizioni di edifici storici e siti archeologici, l’integrità sociale e culturale. In testa ci sono le Faer Oer, ben posizionate anche la Sardegna e la Sicilia. Buona posizione in classifica anche per Ilha Grande, vicino a Rio de Janeiro, una delle isole più belle che ho visto finora. Guardando la classifica, magari la prossima meta potrebbe essere Chiloé, chissà. Ho notato però un’assenza inspiegabile, l’arcipelago di Fernando de Noronha, descritto da amici che ci sono andati come un vero e proprio paradiso terrestre. A proposito di isole, un ricordo personale: una volta, molti anni fa, c’era una ragazza che voleva che andassimo a vivere insieme alle Faer Oer. Alla fine io non ci ho messo mai piede, alle Faer Oer; non so lei.

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Su e giù per l’Italia

Su gentile richiesta di Laura, eccovi alcune foto del mio ultimo viaggio in Italia. Buona visione. 

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Qui si copia…

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Lungo la costa a nord di Siracusa si trova la Penisola Magnisi, fazzoletto di pietra calcarea legato alla terraferma (neanche tanto ferma, in questo caso) da uno stretto corridoio sabbioso. Nonostante sia circondata dagli insediamenti industriali del polo petrolchimico di Priolo, la penisola è un posto suggestivo, il mare ha un bel colore intenso e di fronte, oltre il Golfo di Catania, si domina una vista spettacolare dell’Etna. E’ un posto adatto per il birdwatching, vi passano molti migratori anche per la prossimità delle Saline di Priolo, riserva naturale gestita dalla Lipu. La penisola si trova in una posizione strategica e fin dall’antichità, probabilmente per il fatto di essere un sito facilmente difendibile da attacchi esterni, è stato oggetto di insediamenti umani. Sulla penisola si possono ancora vedere i resti della città di Thapsos, fondata intorno al XV secolo a. c. Inoltre, scavate della roccia, si possono anche ammirare delle piccole necropoli formate da tombe a forma di tholos, ossia a forma circolare precedute da un piccolo vestibolo. Nelle foto che vedete sopra, entrambe scattate sulla Penisola Magnisi, a sinistra vedete una tomba a tholos e, a destra, l’ingresso di un bunker sotterraneo, risalente alla seconda guerra mondiale, che serviva a difendere le installazioni militari della base di Augusta. Anche se non proprio copiato, un po’ di ispirazione ci sarà stata?

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Volare oh, oh…

Il migratore clandestino, si sa, viaggia. Per definizione. Per istinto. Non essendo munito d’ali proprie, però, si affida agli aeromobili dell’Alitalia. E così sorvola il Rio de La Plata, su su lungo la costa del Brasile, Rio, Salvador, Recife. E poi virata verso est a tagliare l’oceano, dritto verso la costa africana: Dakar, è la sensazione di essere quasi arrivato però mancano ancora un bel po’ di ore. Muso puntato verso nord, un paio d’ore di pisolino, e al risveglio sotto c’è Algeri, il Mediterraneo. L’alba sulla Sardegna e poi Roma. Il tempo per un caffè, un giornale, guardarsi un po’ attorno, cercare un motivo per cui il personale di bordo di Alitalia è sempre così maldisposto da sfiorare la sgarbataggine (motivo non trovato, ndr) e poi di nuovo in volo. Nella foschia si distingue il Vesuvio, Stromboli e infine l’Etna.

Qui ci sono trenta gradi, niente (e apro una parentesi) paragonata alla temperatura che ci dev’essere in queste ore nei palazzi della politica. Una situazione perfettamente sintetizzata dalla frase della vignetta di Altan sulla prima pagina della Repubblica di oggi “Basta con la demagogia: siamo perfettamente in grado di mandarci a fanculo da soli”. Chiusa parentesi.

Al pomeriggio un breve giro di riconoscimento del territorio. I vecchietti seduti sulle panchine a godersi gli ultimi scampoli d’estate, qualche incontro casuale, scoprire che la biblioteca comunale ha cambiato sede. Uno sguardo al cielo, in paese ci sono vari stormi di balestrucci e rondoni (qui sì che ci sono…) che si preparano per affrontare il viaggio verso l’Africa tutti insieme. E poi una grande sorpresa: in alto, molto in alto nel cielo, una classica formazione a “V” di una dozzina di quelle che devono essere delle gru (che altro potrebbero essere?). Direzione, manco a dirlo, sud. Eh sì, cambiano le stagioni, è tempo di migrare, da nord verso sud. O anche da sud verso nord. Che dire, buon viaggio e… beate voi che avete le ali.

Nel deserto di Atacama

Un anno fa eravamo in viaggio nel deserto di Atacama, nel nord del Cile. Un bel viaggio, bei ricordi: l’ospitalità di San Pedro, con le sue stradine polverose; il campo dei geyser a 4200 mt sulle Ande; le distese di sabbia e rocce a perdida d’occhio; i fenicotteri nel salar, i guanachi sulle montagne; il fascino di una popolo, gli atacamegni, che si era adattato a vivere in quelle condizioni estreme.  Non c’è che dire, il deserto è un ambiente congeniale al migratore clandestino. Qui sotto, una selezione di 11 foto di quel viaggio.

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Ritorno ad Auschwitz

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Nelle settimane scorse il mio amico Gianni è stato in viaggio per il nord Europa. Ha visitato anche Auschwitz; o meglio, come precisa lui stesso, vi è ritornato, visto che c’era già stato una quindicina di anni fa. Mi ha mandato queste sue impressioni. Anche le foto sono sue. Grazie.

Ero già stato ad Auschwitz, agli inizi degli anni novanta.
Il muro di Berlino era appena stato abbattuto e i paesi dell’est avevano appena cominciata la lunga marcia verso l’occidente. Turisti in giro per la Polonia, pochi. Ad Auschwitz ancora meno. Il tempo era grigio, e si addiceva molto alla mestizia del luogo. Ricordo che la cosa che mi ha impressionato di più è stata la sorpresa di intuire che pur nella barbarie, nella follia della degenerazione nazista, nella negazione totale di qualsiasi forma di umanità, c’è stato spazio per la vita. Che poi è continuata per i pochi che sono scampati, ma che doveva esserci nei piccoli gesti del quotidiano anche per chi non ce l’ha fatta.
Quest’anno sono tornato, c’era il sole, e soprattutto c’era molta gente. Da tutto il mondo, di tutte le età, in gruppi guidati o soli.
Per toccare con mano o per aggiungere una bandierina nella mappa del mondo conosciuto da esibire agli amici? Consapevoli o intruppati nei tour all-inclusive da consumare in fretta?
Li ho fotografati comunque.
Con la convinzione che al di là delle nostre intenzioni, la vita ci riserva sempre delle sorprese, a volte crudeli, a volte dolci, ma che ci aiutano a comprendere qualcosa di questo nostro dissennato e affascinante mondo.

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