Archive for the 'Fuoritema' Category

Ex cathedra

Visto che ormai è diventato una specie di sport nazionale, anch’io voglio dire la mia. Malpensa non mi piace. E’ proprio un brutto aeroporto, ci sono passato sempre malvolentieri. Senza contare che usare Malpensa come scalo intermedio ogni volta ha allungato il mio viaggio di almeno 2-3 ore. E in queste ore cruciali per le trattative mi pare che anche il Padreterno abbia deciso di dire la sua.

 malpensa

L’altra sera

 

Una mia amica, l’altra sera, mi ha detto che da aprile sta attraversando un bel periodo, anzi “il periodo più bello della mia vita”. Così ha detto. E’ davvero fortunata a poter fare un’affermazione come questa. Gliel’ho detto. Soprattutto di questi tempi che uno incontra quasi sempre gente depressa, arrabbiata, preoccupata per il futuro, sfiduciata. A me, l’altra sera, il solo fatto di sentirglielo dire mi ha fatto bene. Meno male che ci sono gli amici.

Oltre il voto, c’è vita

 

Lungo la vecchia S.S. 194 che va da Ragusa a Catania, nei pressi del Bivio Iazzotto, un coppia di cicogne ha fatto il nido. Non è un fatto del tutto eccezionale: ormai da qualche anno le cicogne sono tornate a nidificare in Sicilia, nella Piana di Catania e attorno all’invaso di Lentini. Però questa coppia ha deciso di fare il nido in bella vista su un traliccio a poche decine di metri da una strada con un traffico intenso; e ovviamente sono già diventate una specie di attrazione per chi transita da quelle parti. Grazie a Lidia che tiene d’occhio le cicogne e mi tiene aggiornato a distanza.

 

Un oggetto… benedetto!

E’ arrivato il momento di svelare il mistero che da qualche giorno turba il sonno dei lettori di qua e di là dell’oceano. Un po’ mi dispiace perché mi stavo facendo due risate con le vostre ipotesi divertenti e fantasiose. L’Oscar dell’immaginazione va assegnato a parimerito a Vanessa e a Lidia, ma bisogna dire che neanche Nardi scherza. Però il bel gioco, si sa, dura poco, e quindi bisogna rivelare la soluzione del rompicapo.

Ma come fare a trovare una maniera che non sia banale?

Come al solito, mi è venuto in aiuto Nicola. Ieri pomeriggio, inconsapevole, mi ha invitato a casa sua – nella ormai mitica terrazza – a bere uno spritz, noto aperitivo alcolico di origine austroungarica (caspita, questo non lo sapevo!). Ho accettato volentieri l’invito: so già che Nicola è un collaudato preparatore di spritz portegni, fatti col Campari, vino bianco, soda, limone e ghiaccio.

All’improvviso un’illuminazione, una grande idea: Nicola è all’origine di questo bailamme intercontinentale, Nicola svelerà in prima persona l’enigma. Sono passato al supermercato del coreano e mi sono presentato a casa sua col vino bianco, le patatine e… la macchina fotografica.

Bando alle chiacchiere, siete pronti? rullo di tamburi… ed eccolo qui Nicola in azione con l’oggetto misterioso:

nicola.jpg

Ebbene sì, si tratta proprio di un cavatappi!!! C’era arrivato per primo Francesco e poi anche Paolo. Bravi, complimenti.

Lo so che state storcendo il naso, un cavatappi? ma come può essere? Vi giuro che funziona, ci vuole un po’ di pazienza ma funziona davvero. Le lamelle di metallo si inseriscono tra la bottiglia e il tappo e poi lo tirano fuori come una pinza. Per i più dubbiosi ecco un secondo scatto ravvicinato

cavatappi.jpg

Resta il dubbio sull’origine di quest’oggetto. La teoria di Nicola è che tutto ciò che è relazionato col vino – compreso questo tipo di cavatappi – in Argentina lo abbiamo portato noi italiani o gli spagnoli. Se qualcuno ha delle notizie più certe si faccia avanti.

Comunque vi assicuro che lo spritz di ieri era buonissimo (e anche il malbec rosso dell’asado dell’altra volta). Benedetto il cavatappi! 

L’oggetto misterioso

oggetto-misterioso.jpg

L’oggetto della foto io non l’avevo mai visto prima. Come potete facilmente immaginare, a farmelo conoscere è stato Nicola, impagabile compagno di scoperte di cose strane e di oggetti per gusti fini e un po’ old fashion. Ed è stato proprio Nicola a usarlo davanti a me e a un gruppo di amici in una gradevole notte di mezza estate, in attesa della carne che stava rosolando sulla parrilla nel terrazzo di casa sua. Insomma, io sto’ coso non l’avevo mai visto prima, né in Italia, né in Brasile, né in Argentina. E per diritto di nazionalità, mi azzardo ad affermare che in Italia non esiste. Voi ne avete mai visto uno? qualche idea? Si accettano scommesse…

P.S. Ovviamente l’amico blogger tano che era presente quella sera è pregato di astenersi o di fare uno dei suoi commenti spassosi.

 

Notizie dal fronte

da-archeoclub-gelait-2.jpgOggi pomeriggio, andando in giro per mercatini, ho finito per comprare (frequentare Nicola mi fa questo brutto effetto) una copia di un giornale argentino di sabato 7 agosto 1943. Buona parte della prima pagina è occupata dalle notizie che arrivano dal fronte siciliano. Il titolo principale è sul ripiegamento a nord di Catania delle truppe dell’Asse “Gli italo-tedeschi stabiliscono nuove linee in Sicilia. A Berlino si afferma che l’evacuazione di Catania ha sviato l’attacco alleato”. Da Berlino, un commentatore militare spiega la situazione in Sicilia in questo modo: “Le caratteristiche della lotta in Sicilia sono violente azioni al centro e attività ridotte nelle ali. […] L’evacuazione di Catania ha obbligato il comando nordamericano a cambiare il proprio assetto, spostando verso nordovest la direzione dei suoi attacchi, ossia nella valle tra l’Etna e i Monti Nebrodi”. Più giù un titolo di taglio basso informa che “Le truppe tedesche riconquistano Troina”. Per contro, “simultaneamente alla presa di Catania, gli alleati controllano la base aerea di Gerbini […] e hanno occupato la località di Gagliano […] nel frattempo le forze aeree alleate stanno bombardando intensamente le strade che portano a Messina”.

(foto dal sito www.archeoclub-gela.it)

Il petrolio non basta

Il settimanale argentino Noticias pubblica un reportage intitolato “Las nuevas potencias” su sei paesi produttori di petrolio che possono influenzare il prezzo del barile. Tra questi c’è la Guinea Equatoriale, un paese a cui sono legato da ricordi professionali e personali. Si tratta di un piccolo paese, situato nel Golfo di Guinea, l’unico dell’Africa sub-sahariana ad essere stato colonizzato dagli spagnoli. Fino agli anni sessanta, ancora sotto il regime coloniale, la Guinea Equatoriale era considerata una specie di “svizzera africana”. La produzione del cacao, di cui la Guinea era uno dei maggiori esportatori, garantiva alla popolazione un buon livello di reddito e l’accesso ai servizi essenziali. A metà degli anni settanta, la crisi internazionale dei prezzi del cacao fece scivolare il paese verso una crisi sempre più grave. A quel punto la Guinea era diventato un paese indipendente e alla crisi economica si accompagnò una crisi politica per cui, nel 1979, un colpo di stato portò al potere Teodoro Obiang Nguema. Dopo quasi trentanni e dopo aver governato il paese col pugno di ferro, Obiang Nguema è ancora oggi al potere, anche se negli ultimi anni si fa eleggere presidente con elezioni sulla cui correttezza ci sarebbe tanto da ridire (sullo scenario internazionale non è il solo a governare con una parvenza di elezioni democratiche). Abbandonate le fincas di cacao, adesso la ricchezza del paese è basata sul petrolio, la cui estrazione è stata affidata in questi anni a compagnie francesi e statunitensi. Ma nonostante gli introiti derivanti dallo sfruttamento dei giacimenti, la Guinea Equatoriale oggi è uno dei paesi più disgraziati del continente. Nella classifica dell’Indice di Sviluppo Umano stilata dall’Undp, il paese occupa la 127a. posizione; l’aspettativa di vita dei guineani è di appena 50 anni; il 57% della popolazione non ha accesso all’acqua potabile. Evidentemente i ricavi del petrolio prendono altre strade e non servono a migliorare sanità, istruzione e altri servizi basici per la popolazione.

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Suicidi per la libertà

Vi segnalo un interessante articolo su Pagina12 in cui Juan Gelman riprende una statistica della CBS News. Secondo i dati raccolti, nel 2005 tra i veterani statunitensi rientrati in patria dalle guerre in Irak e Afghanistan ci sono stati ben 6256 suicidi. Centoventi ogni settimana, diciassette al giorno. Più del doppio dei morti sul campo di battaglia in 4 anni di guerra in Irak. Gelman traccia un parallelo tra questi suicidi e quelli commessi dai terroristi islamici e riprende un articolo apparso qualche giorno fa su alternet.org in cui è riportato un altro dato significativo: sempre nel 2005, a fronte dei 6256 suicidi di veterani di guerra, in Irak ci sono state circa 150 morti documentate a causa di attacchi suicidi. Un rapporto di 40 a 1. Al di là delle fredde statistiche, sempre questionabili, e nonostante il presidente Bush affermi che i terroristi suicidi “non sono come noi, non danno alla vita lo stesso valore che le diamo noi”,  resta il fatto che siamo in piena competizione per la promozione di una cultura del suicidio e della morte.

Intervallo

Prendetevi 30 secondi per contare le pecore:

Due cose

Prima cosa: una lista.

Seconda: un ringraziamento speciale a Maria Valéria.

trio.jpg


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